Corso Guglielmo Grassi, 66 - 87020 Tortora (CS), Italia
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Tortora: Le tradizioni

Le fiere

La féra' era la mostra mercato dei paesi che si faceva due o tre volte all'anno in occasione delle feste più importantil tra le quali quella patronale. Era indispensabile per la compra-vendita di attrezzi di lavoro e domestici e, soprattutto, di animali.
A Tortora c'era la fiera per S. Biagio e per S. Antonio. Fino agli anni quaranta aveva luogo 'Mballatùrru' e lungo la via per 'Matriddòmini . Successivamente trovò la sua sede 'annu Pondi' e 'annu vaddòni di lu Pondi'. A Praia a Mare si svolgeva il 15 agosto nei vasti  arenili della spiaggia.
Ognuno attendeva queste occasioni per rifornirsi degli attrezzi di ferro (zappe, zappette, forconi, coltelli ecc.), di legno (forconi e vari), di vimini (panieri, ceste, cestelli, cestini, canestri, corbe da basto, ect); per comprare asini, maiali, buoi, vacche, mucche, capre, pecore, pollami, ecc. o per disfarsi degli animali vecchi o difettosi.
Partecipavano alle fiere i montanari di Tortora, gente di Trecchina, di Lauria, di Laino con i loro animali e prodotti, con i loro lavori in vimini, nonché mercanti e zingari con i loro lavori in ferro.
Le fiere non offrivano solo opportunità di affari ma anche di incontri interessanti che permettevano la conoscenza di persone diverse con le loro lingue, culture e abbigliamenti. 'li furìsì" scendevano vestiti di tutto punto dei loro abiti in velluto anche in piena estate.
Le donne dei paesi vicini mettevano in mostra le loro formosità prorompenti, sotto i loro indumenti dai colori vivaci. Vestivano larghe gonne pieghettate, aderenti corpetti e fazzolettoni in testa annodati dietro la nuca. Mariti insoddisfatti e scapoli, giovani e non, andavano alla fiera non per acquisti ma per andare a boccheggiare di fronte a queste bellezze.

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Tortora: Le aree montane

Le aree montane rappresentano la gran parte del terriotorio tortorese.

Nei tempi dell'economia agricola, le aree montane erano una importante risorsa per il sistema produttivo del paese. Le aree montane del territorio tortorese ne costituiscono la parte più estesa.

Si tratta di luoghi molto accidentati, per lo più coperti da macchie e da boschi, che una volta erano una risorsa per il Comune.

Subito alle spalle del Centro Storico, l’andamento altimetrico si alza intorno ai 700-800 metri con le punte della Vallina, di Bocca della Cappella, della Rotondella, per elevarsi ai 1089 m. della Cocuzzata, ai 1274 m. di Serramale e ai 1238 m. del Rossino, sulla cui cima si incrociano i confini ta Tortora, Lauria e Laino.

Negli altipiani e nelle vallate tra una punta e l’altra ci sono degli insediamenti umani più o meno numerosi. Probabilmente le montagne sono state, quando più, quando meno, sempre abitate.

Attualmente, complessivamente, le aree montane contano 400 abitanti. Nei secoli passati generazioni e generazioni di montanari, accanto alla pastorizia, hanno sviluppato anche l’agricoltura, giovandosi di numerose sorgenti e micro sorgenti di acqua potabile, utili anche per usi agricoli, sfruttando i terreni a declivio più dolce sui fianchi delle montagne o nei fondovalle o creando dei terrazzamenti con muri a secco, rubando alla natura ogni pezzetto di terra coltivabile.

Molte contrade montane sono contrassegnate da toponimi di santi. Sono il ricordo del periodo medioevale allorquando nelle terre montane e collinari soggiornarono i monaci greco-bizantini qui venuti nel periodo bizantino anche per sfuggire alle persecuzioni iconoclaste dei governanti di Bisanzio.

Tortora: La marina

E' la parte del territorio tortorese più popolosa.
E’ una pianura alluvionale che si estende dalla spiaggia alle pendici del monte Cifolo e del monte Schiena dell’Armi di Aieta. Si affaccia sul mar Tirreno nella parte sud del golfo di Policastro.

Ha la forma di un quadrilatero irregolare, con la base maggiore a monte di circa 3.500 metri; il lato opposto che corre lungo l’arenile del lido per 2.000 metri circa; il lato lungo il fiume Noce di circa 2.700 metri e il lato a questo opposto, al confine con Praia a Mare, di circa 900 metri.

Nel passato la Marina è stata la fonte principale delle risorse agricole del Comune. Oggi, cementificata per molta parte, con i suoi circa 5.000 abitanti è la zona più popolata del territorio.

Ai redditi agrari si sono sostituiti i redditi urbani e turistici sotto la forma di redditi ricavati dalla locazione stagionale delle case e, sempre nel periodo estivo, dall’apporto monetario dei villeggianti speso negli esercizi commerciali.

La pianura è attraversata, nella direzione nord-sud, dalla ferrovia Salerno-ReggioCalabria e dalla nuova SS 18.

Tortora: Il centro storico

Il centro storico di Tortora è costruito su una pendice del Cifolo: il ‘Carròli’, ‘Sandu Jàculu e Julitta.
Le sue coordinate geografiche sono: sistema sessagesimale 39° 56' 32,28'' N - 15° 48' 21,60'' E, sistema decimale 39,9423° N - 15,8060° E.

Si adagia a mezza collina, sulle pendici del monte Cifolo. Si allunga digradando dal punto più alto: ‘La Grangìja’, al punto più basso: ‘Mbedilatérra’, sul dorso di un costone.
La parte più bassa, che insiste su Julitta, è la più antica, il cosiddetto ‘Castello delle Tortore’ del tempo dei Longobardi. Essa è aggrappata sulla cima di uno sperone roccioso che si staglia a picco su tre valli: il Vallone del Ponte dal lato ovest, il Vallone della Castagnara dal lato est e la Valle della Fiumarella dalla parte sud.

Le vedute dalla collina Sarre e dal mare sono uniche e affascinanti proprio per questa caratteristica. Da un’altezza media di 280 metri di altitudine, il paese appena occhieggia la Marina e il mare.
Chi guarda dal mare lo intravede infossato nella valle, adagiato ai piedi della Vallina come se dormisse.

La parte di origine post-medioevale è il ‘Carròli’ che si inerpica su una nervatura del pendio del Cifolo.
Sàndu Jàculu’ è più recente, costruito negli ultimi secoli affacciato sulla falesia est (‘li Grùtti’) che si staglia a picco sul vallone della ‘Castagnàra’.
Il paese è costituito da un sistema di costruzioni addossate le une alle altre, tagliato da una carrabile, a volte più larga, a volte più stretta, che dal rione Santa Domenica, all’inizio del paese, si torce per tutto il paese fino al rione Julitta, sede della chiesa madre S.Pietro Apostolo.

Secondo i tratti assume nomi diversi: ‘Stréata’, ‘Sandu Jàculu’, ‘Via Grànni’, ‘Purtòali-Sand’Andria’, Mbedilaterra. Lungo il suo corso ogni tanto si aprono degli spazi più ampi: ‘lu Pondi’, ‘la Chjàzza’, e degli spazi più modesti: ‘Sandu Jàculu’, ‘Mballatùrru’. E’ quest’ultimo uno slargo da cui si dipartono numerosi vicoli, per lo più a gradinate, che o lo collegano con i rioni più popolani, ‘Cummèndi’, ‘Carròli’, ‘Casalavècchia’, ‘Fùossu’, ‘Mbedilatèrra’ o fungono da scorciatoie, ‘lu Tirroni’, ‘la Via di Mìenzu’, ‘Vicu S.Pìetru’, la via di ‘lu Palàzzu’, ‘lu purtòali’.

I RIONI DEL CENTRO STORICO

passeggiata virtuale

Sànda Duminica

Punto d'ingresso al Centro Storico. E’ il rione più recente. Le case sono disposte lungo l’ultimo tratto della strada provinciale che sale dalla Marina. Ha inizio da ‘li crùci’ e termina davanti al monumento dei caduti delle due guerre mondiali, al punto chiamato ‘Ciciròni’.

Lu Cummèndi

Un balcone naturale su un panorama molto ampio. Il rione prende il nome dal Convento dei Francescani, ormai dismesso come complesso conventuale, di cui è rimasta solo la chiesa.

Lu Pòndi

Il salotto del paese. Punto di arrivo, di incontri, di affari, di svago. Questo rione prende il nome dal ponte che scavalca il canalone (in dialetto: 'Vaddòni di lu Pondi') di raccolta delle acque meteoriche che scolano dalle pendici del monte Cifolo.

Lu Carròli

È un antico borgo costruito successivamente a Julìtta, in tempi più tranquilli dopo il XVI sec., per rispondere alle esigenze abitative dei contadini e dei pastori che non trovavano più posto nel castello di Julìtta.

la Stréata

Una via abbastanza recente. Chiamata così, come la ‘strada’ per antonomasia, in seguito alla costruzione di una strada larga, per un tratto attraverso gli orti sotto il Carròlu e per altri due tratti allargando il vico preesistente, tagliando le case fino a Sàndu Jàculu, carrabile, per rispondere alle esigenze di trasporto con i carri.

Sandu Jàculu

Un balcone naturale sulla valle. Il toponimo probabilmente risale all'epoca bizantina allorché la località era sede di una laura dedicata a S. Giacomo dai monaci che abitavano le grotte sottostanti.

lu Tirròni

La diretta tra Mballatùrru e lu Pòndi. Si tratta di un vico a scalinata a gradoni molto distanziati. Originariamente, giunto davanti al portone della famiglia Di Leo, svoltava a destra e saliva al Carròlu per una scala a gradoni più alti e ravvicinati.

la vìja di Mìenzu

Il collegamento più diretto tra Mballatùrru e lu Carròli è un vico a scalinata con gradoni abbastanza allargati, è la 'vija di Mìenzu'. Parte da Mballatùrru a sinistra della chiesa dedicata alla anime del Purgatorio. Passa tra case di stile popolare e sbocca alla carrabile detta ‘Stréata’.

Mballatùrru

Piazzetta storica dai ricordi gloriosi. Il nome gli viene dalla sua collocazione ai piedi della torre: quella che proteggeva l’accesso al borgo antico. Fino a poco tempo fa era possibile vedere ancora, nelle case che vi si affacciano, i segni dell’architettura caratteristica dei torrioni difensivi.

Sand’Andrìja –Purtòali

La via principale di accesso all'antico borgo, aperta a tutti. Il nome, Portale, deriva dall’esistenza, in epoca medioevale, di una seconda porta di ingresso all’area fortificata.

La Chijàzza

La piazza per antonomasia. Lo slargo più vasto del paese prima dell’allargamento del Ponte. Fino agli anni ’50 era in terra battuta, è stata lastricata a cemento fino agli anni novanta, decennio in cui, come le principali vie del paese, è stata risistemata con lastricatura con cornici in pietre squadrate e riquadri in mattoni disposti a spina di pesce.

Mbedilatèrra

Il rione posto ai piedi della terra (in fondo alla terra). La parte altimetricamente più bassa del paese. Questo rione si estende dalla chiesa fino alla parte terminale dello sperone roccioso su cui insiste Julitta, la parte più antica del paese.

Tortora: Le origini del borgo

Il centro storico nasce sotto la dominazione longobarda.

Prima 'Laura' di monaci greco-bizantini, poi fortificazione bizantina, successivamente castello longobardo e infine feudo normanno. Fino a questo punto della ricerca storica non sono emersi documenti del tempo che aprano un qualche barlume sulle origini di Tortora. Possiamo fare solo delle ragionevoli supposizioni, partendo da indizi e considerazioni.

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